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La gestione del conflitto nei gruppi di lavoro

problemi, risorse umane, sociale, Uncategorized / Di Erika

La gestione del conflitto è un’importante qualità per poter guidare un gruppo di lavoro coeso e creare un ambiente stimolante.

Ciao! Sono Erika e mi occupo di orientamento professionale, scolastico e personale, per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi!

Contatti

erika@youunospazioperte.it

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Dal blog

Il conflitto e il modello di Glasl.
Gli strumenti del coaching
I libri da leggere per comprendere meglio la violenza sulle donne
Le leve della conciliazione famiglia-lavoro
La negoziazione

Da Instagram

Erika Del Pomo

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Dai valore al tuo Lavoro. . Lavorare non è mai vo

Dai valore al tuo Lavoro.
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Lavorare non è mai volontariato; possiamo però, scegliere in maniera consapevole di donare le nostre ore di lavoro.
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Quante volte, nonostante ciò,il nostro lavoro viene svalutato?
Ecco alcuni suggerimenti per smettere di svalutare la nostra competenza e professionalità:
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1. Il tuo lavoro ed il tuo tempo hanno un valore.
Sempre.
Non svalutare chi sei, la formazione e la tua professionalità.
Quante volte ti è capitato di non esser pagato per le giuste ore di lavoro?
Ecco.
È arrivato il momento di dire basta.
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2 Gli amici sono amici ed i clienti sono i clienti.
Al terzo consiglio che ti chiedono che poi si trasforma in una consulenza, manda la fattura.
Ovviamente non sto dicendo di mandare fatture come se piovesse, ma neanche di lavorare Gratis.
È arrivato il momento di mettere dei limiti...le tasse non te le pagano gli altri.
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3.Stabilisci un tariffario ed invia sempre un contratto.
Per tutelare te ed il cliente, invia sempre un preventivo ed un contratto firmato da entrambe le parti.
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4.Sei tu il primo FAN di te stesso.
Inizia a fare il tifo per te,solo così otterrai dei risultati.
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Cosa ne pensi?
Sai dare valore al lavoro?
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#youlospaziodedicatoate#laforzadicambiare#coaching#crescitapersonale#daivlorealtuolavoro

Che cosa intendiamo con il concetto di "autostima"

Che cosa intendiamo con il concetto di "autostima"?
L` autostima può essere definita come il processo soggettivo e duraturo che porta l'individuo ad apprezzare se stesso, tramite l'autoapprovazione del proprio valore personale fondato su autopercezioni; questa dipende dalla nostra capacità di dare un giudizio a noi stessi.
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Nel momento in cui dobbiamo definire il nostro reale valore, molto spesso ci sentiamo in difficoltà, non sapendo cosa dire.
La nostra paura?
Sembrare troppo pieni di sé.
In realtà l'autostima è alla base dell'autodeterminazione.
Avere una buona stima di sé stessi ci accompagna verso decisioni ben ponderate, volte al raggiungimento dello scopo prefissato.
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Come possiamo allenare la nostra autostima?
1. La cura del sé.
Prendersi cura di sé stessi, sia mentalmente che fisicamente, è il passo principale per sviluppare una buona autostima.
Questo punto, troppo spesso sottovalutato, ci consente di sembrare più attraenti per gli altri, ma anche e soprattutto per noi stessi, facendo aumentare la nostra accettazione e quindi la nostra autostima.
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2. Un diario dei successi!
Scriviamo tutti i nostri traguardi!
Questo diario ci consentirà di far aumentare la nostra autostima nei momenti di sconforto (fisiologici).
Ricorda: credere in sé stessi non vuol dire peccare di presunzione.
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3. Definiamo obiettivi realmente raggiungibili.
Smettiamo di rincorrere chimere e sogni impossibili.
Un obiettivo deve essere concreto e raggiungibile; inseguire dei sogni irraggiungibili non fa altro che distruggere la nostra autostima.
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Una buona autostima è il perno del raggiungimento dei nostri obiettivi, cosa aspetti ad allenarla?
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🗒️Ti interessa questo argomento? Salva il post.
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Nelle prime fasi dell’innamoramento, le persone

Nelle prime fasi dell’innamoramento, le persone vivono sintomi correlati alle dipendenze tra cui:
* euforia,
* astinenza,
* tolleranza,
* dipendenza fisica e psicologica
* ricaduta.

Ecco alcune caratteristiche di una dipendenza affettiva
* La stima di sé dipende dall’approvazione dell’altro
* Prendere una posizione o una decisione diventa difficoltoso e causa forti sensi di colpa
* La paura di essere abbandonati è molto forte.
* La maggior parte del proprio tempo viene impiegato per controllare il partner
* Le conseguenze negative che la relazione produce in tutti gli altri ambiti della vita vengono ignorate

Tipologie di dipendenti affettivi

* Dipendente affettivo ossessivo. Non riesce a distaccarsi dalla propria relazione, anche se il partner non è disponibile, incapace di comunicare, distante, svalutante, abusante.

* Dipendente affettivo co-dipendente. Nella maggior parte dei casi, soffre di mancanza di autostima e cerca di trattenere con sé la persona da cui dipende, ad esempio prendendosene cura, controllandola o accettandone gli abusi.

* Dipendente dalla relazione. Al contrario delle altre tipologie, non è più innamorato del partner, ma non riesce comunque a lasciarlo. Di solito, sono estremamente infelici e spaventati dal cambiamento e dalla possibilità di rimanere da soli.

* Dipendente affettivo narcisista. Usa la seduzione per controllare il proprio partner; il narcisista non lascia che qualcosa interferisca col proprio benessere e non appare in alcun modo preoccupato della relazione. Quando, però, si trova di fronte alla minaccia di un abbandono, cerca ogni mezzo per non perdere la relazione.
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Così non riesco a vivere né con te né senza di te
(Ovidio)
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Non esitare a chiedere aiuto se ti trovi in una situazione simile.
Leggi il post per approfondire.
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Cosa si intende per dipendenza affettiva? Per dip

Cosa si intende per dipendenza affettiva?
Per dipendenza intendiamo un’alterazione del comportamento.
La dipendenza affettiva non rientra tra i disturbi mentali diagnosticati nel DSM-5,(American Psychiatric Association, 2013), essa viene classificata,però, tra le “New Addiction”, tra cui si ritrova ad esempio la dipendenza da internet.

La dipendenza affettiva fa emergere il peggio da chi la vive e da chi la subisce

Che differenza c’è tra questa e l’amore?
L’amore si concentra sull’altra persona, nelle qualità positive che la rendono perfetta per noi, mantenendo intatta la nostra individualità; invece la dipendenza emotiva si basa su un senso di vuoto che deve essere riempito a qualsiasi costo.
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Che caratteristiche riscontriamo?
I sintomi più importanti sono:
senso di colpa e di inferiorità nei confronti del partner, estrema gelosia, paura dell’abbandono, scarsa autostima verso sé stessi e annullamento di sé e delle proprie passioni per compiacere il partner.
Il partner viene al di sopra di tutto e tutti, anche di noi stessi.
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Questa dipendenza porta la vittima di violenza a trovarsi in un rapporto tossico dove l’amore si confonde con la dipendenza. I partner violenti hanno la capacità di riconquistare il/la partner, che si trova in uno stato di fragilità, riuscendo a manipolarla/o.
La tossicità del legame incrementa nel partner un’astinenza di amore rafforzata dal bisogno di sentire che il compagno/a necessita del loro aiuto.
È proprio l’astinenza e la dipendenza che portano il partner abusato a restare in quel rapporto disfunzionale.
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Domani un post di approfondimento sul tema, in cui vedremo le varie forme di dipendenza affettiva.
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Se pensi di aver bisogno di aiuto, ed hai paura, contatta il centro antiviolenza della tua zona.
Ps: qualunque sia la forma di dipendenza affettiva questa non giustifica atti violenti ( ne fisici, ne psicologici), se pensi di essere entrato/a in questo circuito contatta un professionista adeguato, puoi uscirne!
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Nelle stories i riferimenti bibliografici.
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#serviziosociale#dipendenzaaffettiva#violenza#violenzadigenere#relazionetossica#informazione#sociale#lavorosociale#youunospazioperte

Pillole della Domenica. Oggettività, tempo e sals

Pillole della Domenica.
Oggettività, tempo e salsedine.
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Per vivere e comprendere al meglio una situazione dovremmo necessariamente guardarla dall'alto, con distacco, per avere una visione completa di ogni singolo dettaglio.
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... Ma è sempre così?
Quante volte ci siamo trovati nella vita quotidiana ( nessuno escluso, non mentire lo so..) a giudicare fatti e situazioni solo da ciò che esteriormente vedevamo?
È umano.
E non è una delle colpe più infauste che esistono.
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Il non-giudizio si allena, e nel mio lavoro è di regola non giudicare mai, ma ascoltare, accogliere e raccogliere esattamente come si fa con le conchiglie al mare, per costruire con creatività e professionalità percorsi ottimali.
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Il tempo in questo caso ci sostiene e ci aiuta, non sfugge via come al suo solito, ma ci dà le risposte che aspettavamo.
Ascolta il suo passare, è sempre neutro?
No!
Anche questo, infatti, si riempie di sfumature e colori, in maniera ovviamente oggettiva.
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La prossima volta, quindi, che ci troveremo in una determinata situazione, saliamo in alto così da avere una visione più ampia e una maggiore libertà di movimento.
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Da dove possiamo iniziare per compiere un percorso

Da dove possiamo iniziare per compiere un percorso di cambiamento’?

Questa è una delle domande che mi ponete più spesso.

Per cambiare non dobbiamo necessariamente rivoluzionare la nostra vita, ma solo avere la consapevolezza che il cambiamento è inevitabile, ed anche quando ci sembra di restar fermi in realtà stiamo “andando avanti”; non possiamo infatti essere le stesse persone di ieri.

Quali sono i due punti essenziali per cambiare senza rivoluzionare la nostra vita?

1. La cura del sè.
Prendersi cura di sé stessi, sia mentalmente che fisicamente, è il passo principale per sviluppare una buona autostima, e quindi mettere in atto un buon cambiamento
Prendersi cura di sè vuol dire dedicarsi del tempo; un piccolo momento che ci ricorda che anche noi siamo importanti.

Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per te?
Da qui parte il cambiamento più importante quello dello sviluppo della nostra autostima.

2. Cambia prospettiva
Quante volte ti sei arrabbiato per cose che non rientravano nella tua sfera di potere?
Quante volte te la sei presa per situazioni che potevano essere lasciata andare?

…e quel problema prima piccolo che poi la tua mente ha trasformato in gigante?
Ecco!

Cambia a poco poco il modo di vedere il mondo intorno a te!
Molte situazioni possono essere affrontate in maniera diversa, ed il grande cambiamento parte proprio da là.

Cosa ne pensi?
Vorresti un esercizio per mettere in atto questo piccolo percorso?

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Il termine cambiamento indica un mutamento, un tra

Il termine cambiamento indica un mutamento, un trasformazione, una modifica; una rottura rispetto a ciò che era, che è e che sarà. Di una cosa siamo certi: il cambiamento è inevitabile.
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Quando nasce il problema?
Quando viviamo in una condizione in cui non ci ritroviamo più, e questo accade perché abbiamo perso di vista i nostri reali bisogni.
Per questo è possibile sentirsi come un pesce fuor d'acqua.
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Cosa fare?
1. Analizziamo la situazione.
"Stai facendo quello che ti piace?
Vivi una vita soddisfacente?"
Ecco due delle domande a cui possiamo rispondere quando siamo sul punto di voler capire la situazione.
Un cambiamento non è sempre una rottura, è un momento di crescita e di risoluzione.
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2.Cosa possiamo realmente fare?
Partiamo dalla nostra sfera di potere e dal principio di realtà.
Non possiamo far tutto quello che vogliamo, ma solo ciò che rientra nelle nostre possibilità e nel nostro potere decisionale.
"come puoi migliorare la situazione con quello che hai, in questo momento?"
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3.Che scenari futuri si aprono?
"Dove stai andando?"
"Che alternative hai?"
"come ti immagini fra 5 anni?"
Per avere in mente il traguardo dobbiamo aver presente le nostre possibili alternative.
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Il cambiamento porta con sé la rotta per il futuro che vorremmo realizzare...
Cosa aspetti a rendere proficua questa rottura?
Non ti abbattere... È da una crepa che entra la luce.
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Ti aspetto per iniziare un percorso di coaching!
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